Non Toccate Donne e Bambini

Fonte: RadioRadicale [1]

Sintetizziamo le ultime scoperte in merito ai danni provocati dai trattamenti genici sperimentali (impropriamente chiamati “Vaccini COVID19”). Si tratta di una vera e propria arma biologicamente attiva (la tossina-proteina Spike), che attacca tutti gli organi del corpo, e colpisce con particolare durezza le donne, i feti, e i bambini.

Condividete questi dati con tutti i vostri cari, salvateli dal farsi iniettare un pericolosissimo trattamento farmacologico sperimentale assolutamente non necessario. Le reazioni avverse gravi ci sono, e numerose. L’informazione di regime collaborazionista le censura perché vogliono inoculare il maggior numero possibile di persone, prima che si scoprano i devastanti danni a medio e lungo termine, inclusa la morte, una brutta morte.

È un farmaco che colpisce tutti gli organi

Il CDC Americano afferma, “Non è possibile che nessuno dei componenti del vaccino si accumuli nei tessuti o negli organi del corpo, comprese le ovaie”.

È una menzogna. Pfeizer stessa, su richiesta FOIA (Free of Information Act), ha rilasciato il suo studio farmacocinetico (PF-07302048), che dimostra come entro le prime 48 ore si verifichi un preoccupante accumulo nel fegato, nella milza, nelle ghiandole surrenali e nelle ovaie (fig. 2). E dopo 14 giorni la concentrazione riportata è ancora al 25% del picco massimo, e ci vogliono 6 settimane per l’eliminazione completa.

Il sistema di vigilanza delle reazione avverse Americano, il CDC VAERS, dati aggiornati al 25 Giugno 2021, conferma che il 35% dei morti da “Vaccino COVID19” è concentrato nelle prime 48 ore (fig. 1), e il 60% dei morti nei primi 7 giorni.


(1) 25/06/2021: CDC VAERS – 35% morti entro 48h, 60% morti entro 7 giorni


(2) Studio farmacocinetico Pfeizer-BionTech (PF-0730204)

E facciamo attenzione. Lo studio Pfeizer è stato condotto sui ratti, che hanno una vita molto breve (circa 2 anni) e un metabolismo accelerato (1 “Giorno ratto” equivale a 30 “Giorni uomo”). Il tempo di completo smaltimento della tossina-proteina Spike si traduce quindi in circa 3 “Anni uomo”.

È un farmaco che colpisce le donne

Il sistema di vigilanza delle reazione avverse Europeo, l’EMA EudraVigilance, dati aggiornati al 26 Giugno 2021, conferma che il 72.5% delle reazioni avverse da “Vaccino COVID19” è concentrato nelle donne (fig. 3), a prescindere dal tipo di farmaco utilizzato. Le donne hanno quindi un rischio triplo rispetto agli uomini, di soffrire reazioni avverse alla tossina-proteina Spike, che predilige attaccare proprio le ovaie.


(3) 26/06/2021: EMA EudraVigilance – 72.5% reazioni avverse femminili

Nello specifico, le donne soffrono di reazioni avverse:

E la fascia di età da 18 a 64 anni soffre di reazioni avverse:

  • al 82% dovute a Johnson&Johnson (AD26.COV2.S)
  • al 67% dovute a Moderna (CX-024414)
  • al 71% dovute a Pfeizer-BionTech (TOZINAMERAN)
  • al 78% dovute a AstraZeneca (CHADOX1 NCOV-19)


(4) 26/06/2021: EMA EudraVigilance – Johnson&Johnson 66% reazioni avverse femminili


(5) 26/06/2021: EMA EudraVigilance – Moderna 70% reazioni avverse femminili


(6) 26/06/2021: EMA EudraVigilance – Pfizer-BionTech 73% reazioni avverse femminili


(7) 26/06/2021: EMA EudraVigilance – AstraZeneca 72% reazioni avverse femminili

Di fronte a dati del genere, ogni singolo medico ancora dotato di un minimo di scrupolo professionale avrebbe dovuto sconsigliare a priori le donne da qualsiasi inoculazione di trattamenti genici sperimentali… e invece il 5 Maggio 2021, “Le donne in gravidanza siano inserite tra le categorie fragili da vaccinare prioritariamente. La richiesta dei ginecologi italiani al ministro Speranza”.

È un farmaco che provoca aborti

Il CDC Americano afferma, “Attualmente non ci sono prove che la vaccinazione COVID19 causi problemi durante la gravidanza, incluso lo sviluppo della placenta. Inoltre, non ci sono prove che i problemi di fertilità siano un effetto collaterale di alcun vaccino, compresi i vaccini COVID19”.

È un’altra spudorata menzogna. Lo stesso studio citato dal CDC a supporto, Preliminary Findings of mRNA Covid-19 Vaccine Safety in Pregnant Persons, a pagina 8, tabella 4, si autosmentisce effettuando dei calcoli errati. Per comprendere la malafede dell’articolo basta elencare i dati, citati nello stesso articolo:

  • lo studio è stato condotto su 827 donne, con gravidanza confermata, vaccinate con Pfeizer-BionTech o Moderna, e monitorate dal sistema V-safe
  • 700 donne su 827 sono state vaccinate a partire dal settimo mese
  • 827-700 = 127 donne su 827 sono state vaccinate entro il sesto mese
  • 96 aborti spontanei sono stati riportati entro il terzo mese
  • 104 aborti spontanei sono stati riportati entro il sesto mese


New England Journal of Medicine, 17/Jun/2021, Vol.384, n.24

Il tasso di aborto spontaneo, entro il terzo mese, riportato dallo studio del 2017 Spontaneous first trimester miscarriage rates per woman among parous women with 1 or more pregnancies of 24 weeks or more è nel range 10÷20%.

Gli autori dell’articolo citato dal CDC hanno cambiato le carte in tavola, usando il denominatore sbagliato (827 invece di 127), per rincondurre il tasso di aborto spontaneo delle donne vaccinate in un “Range accettabile e naturale” (10÷26%), e spingerle quindi a “Vaccinarsi”.

Usando i numeri reali, invece, si deduce che il tasso di aborto spontaneo delle donne “Vaccinate”, entro il terzo mese, è nel range (96÷104)/127 = 76÷82%, ovverosia quadruplicato. Riteniamo di non esagerare definendo questi “Vaccini” una via di mezzo fra una sterilizzazione chimica femminile e una pillola abortiva precoce.

È un farmaco dannoso per i bambini

Il Dr. Eugenio Serravalle, pediatra e Presidente di ASSIS (Associazione di studi e informazione sulla salute) spiega la pericolosità, accresciuta e immotivata di andare incontro a reazioni avverse, del “Vaccinare” i bambini.

D: Perché chiedete una moratoria?

R: Chiediamo una moratoria perché non ci sono i presupposti scientifici per vaccinare i bambini contro il COVID, e non esiste alcuna motivazione, né di ordine di protezione individuale, né di ordine di protezione collettiva. Cosa significa questa cosa? Che i bambini, e abbiamo ormai certezze perché i dati epidemiologici sono evidenti, non sono i più colpiti da questa malattia. Anzi, c’è una vasta letteratura scientifica che dimostra come la malattia sia poco diffusa, molto meno diffusa tra i bambini rispetto agli adulti, e che la suscettibilità all’infezione al di sotto dei venti anni sia circa la metà rispetto a chi ha più di venti anni. Quindi, poca possibilità di ammalarsi, e ancor meno di ammalarsi in maniera importante. Perché quando i bambini si ammalano, si ammalano con un quadro clinico che è blando generalmente, e molte volte possono essere totalmente asintomatici. Si calcola che circa il 5% è totalmente asintomatico, e nel novantacinque per cento presenta quadri clinici lievi o moderati. È possibile anche nei bambini naturalmente l’insorgenza di complicanze, a carico principalmente del polmone e quindi delle polmoniti, ma il numero è molto modesto. Esiste una complicanza invece temibile, che è la sindrome infiammatoria multi-sistemica correlata al COVID19, la sigla è MIS-C, che è una sindrome iper infiammatoria che si presenta tra le tre e le sei settimane dopo l’esposizione all’infezione al Sars-CoV-2 in pazienti che sono negativi al tampone, ma che hanno la sierologia positiva. I casi comunque di questa malattia sono veramente modesti, fortunatamente, e se ne sa poco ancora. Si sa che non è legata a un’infezione acuta, ma a uno stato infiammatorio che provoca una disfunzione di vari organi, con un meccanismo probabilmente di natura immunitaria più che di infettività. A livello mondiale la letalità nella fascia tra zero e cinque anni è pari allo 0.08%.

D: Mi scusi se la interrompo, visto che lei appunto ha fatto ottimamente riferimento a dei dati, ci sono dei dati che ciascuno di noi potrebbe tranquillamente consultare sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità. Mi limito a quella classe di età, da zero a diciannove anni, dati alla mano, la letalità è praticamente zero.

R: Nella fascia d’età tra zero e nove anni noi abbiamo dieci soggetti deceduti, nella fascia d’età tra dieci e diciannove anni quattordici soggetti deceduti. Significa che nel primo caso la letalità è dello 0.00006%, nel secondo caso 0.0005%.

D: Chiariamolo perché qui siamo in una situazione… ci sono animi surriscaldati, non vogliamo assolutamente mancare di rispetto a questi dieci bambini o quattordici adolescenti che sono venuti a mancare ai loro cari. Semplicemente stiamo facendo una constatazione sulla base di un dato statistico, per poi interrogarci. Immagino che lo farà lei tra poco, sui rischi e sui benefici.

R: Volevo completare il ragionamento di perché i bambini non debbano essere vaccinati, l’ho portata fuori strada… gli argomenti sono tanti. Lei aveva accennato che il rischio delle reazioni avverse è chiaramente un rischio importante, di cui noi oggi ne sappiamo poco o nulla. Ne sappiamo poco o nulla intanto perché gli studi sono di breve durata, su un numero limitato di persone, e abbiamo visto che quando poi i vaccini sono stati distribuiti alla popolazione generale, tutta una serie di manifestazioni correlabili a quella vaccinazione sono venute fuori. Sappiamo per certo che ci sono reazioni avverse immediate, che seppure si risolvono velocemente, non si capisce perché un bambino che non sviluppa complicanze legate al COVID debba essere sottoposto queste reazioni avverse, note e immediate. Soprattutto noi non sappiamo cosa possono provocare a medio e lungo termine, ancor più nei bambini. Perché i bambini non sono piccoli adulti, i bambini hanno metabolismo e specificità differenti dall’adulto, e differenti a seconda del fasce d’età. Per esempio c’è la teorica possibilità di quel fenomeno che si chiama ADE, cioè il rischio di una malattia polmonare più grave quando un vaccinato incontra il virus circolante. Ricordiamo per esempio il virus respiratorio sinciziale, che nel 1977 era indirizzato per i bambini soprattutto prematuri. Si è dovuta interrompere la somministrazione di questo vaccino, perché dopo la vaccinazione non c’era una produzione di anticorpi protettivi verso un successivo contagio col virus selvaggio. Ricordiamo che è successa la stessa cosa con gli anticorpi indotti dal vaccino contro la dengue. Abbiamo già delle esperienze di questo tipo qui, e per quanto riguarda il virus respiratorio sinciziale proprio nello specifico per i bambini. Quindi correre il rischio di avere reazioni avverse a oggi sconosciute, per un quadro clinico che non dà problemi a me pare francamente insensato. Finisco dicendo che i programmi di sorveglianza attiva che dovrebbero essere implementati, purtroppo sono lacunosi. Abbiamo belle gravissime sottostime di frequenza e gravità delle reazioni avverse a breve e medio termine dopo le vaccinazioni, che si possono avere soltanto con programmi di sorveglianza attiva. La vaccino vigilanza passiva si fa in questo modo: se un paziente ha una reazione dopo la vaccinazione, viene segnalato, o da un professionista sanitario, o dal paziente stesso. Questa si chiama vigilanza passiva. Quando invece c’è una attenzione, perché un operatore, o anche attraverso un questionario, meglio ancora un operatore, va dopo una settimana, due settimane, un mese, a chiedere intervistando chi ha ricevuto il vaccino, che sintomi ha presentato, che cos’è successo, come si è modificato il suo stato di salute, noi abbiamo numeri che sono notevolmente superiori, fino al 300% di eventi gravi avversi più frequenti. 300%, ci sono pubblicazioni a riguardo, quindi sarebbe indispensabile che venissero avviati dei programmi di vaccino-vigilanza attiva.

D: Assolutamente d’accordo con lei, mai come in questo caso, tra l’altro sempre considerando che trattasi di autorizzazione condizionata, quello che avevamo detto prima. A maggior ragione avremmo dovuto avere una vaccino-farmaco-vigilanza attiva, e invece no.